In questo luogo in cui ho avuto la fortuna di ritrovarmi per mera casualità o per destino, ho ricevuto un dono prezioso: aver condiviso l’anima con le mie simili.

Questo dono infinito che non smetterò mai di raccontare mi ha permesso di capire che il dolore che sto vivendo non è soltanto il mio e che non sono sola, che esiste qualcuna che ha la mia stessa rabbia e ansia di vita.

Il giorno in cui vi ho viste entrare tutte, una a una, e in cui avete deciso di consegnare la vostra anima alla penna, ero frastornata ma anche felice di iniziare un’esperienza nuova insieme.

Mi sono sentita fin da subito un’intrusa, perché ero l’unica a non conoscere nessuna di voi e anche l’unica a non avere più i capelli per via delle chemio.

Ero la più giovane e potevo soltanto assorbire come una spugna tutte le lacrime, il dolore di tante storie difficili. Avevo il timore che la mia rimanesse una delle tante.

Tuttavia, mi sono ritrovata in poco tempo a riconoscermi attraverso i vostri occhi e le vostre esistenze, che a ogni lezione avete donato a me, a tutti, attraverso il mezzo che più mi si addice per esprimermi: la scrittura.

Non smetterò mai di ringraziare Ludovica e quindi lo IOM per avermi dato la possibilità di incontrare la vita vera e il coraggio dentro lo sguardo di ciascuna di voi, e di conoscere te, Luca, anima sensibile e rara come poche al mondo, che mi ha guardato come nessuno aveva mai fatto prima.

L’amore è un tocco lieve, delicato,
una finestra da cui possiamo affacciarci
per guardare la morte e non averne paura.
Un timido bacio dolce sulla fronte,
abbraccio divino che mi avvolge e non mi lascia più sola.

Dirsi le fragilità, consegnarle all’altro come un dono di Pasqua, una specie di resurrezione anticipata, perché anche nelle parole come negli sguardi, in quelli capaci di curare l’anima, esiste la possibilità di redimersi.

Un giorno, Luca, durante una lezione, hai detto che ci specchiamo nell’altro continuamente, e lì si è riaperta una ferita del mio passato, ma anche la voglia di incontrare la tua anima, così simile alla mia.

E sì, i miei occhi grandi erano guardinghi, e lo sono un po’ anche adesso, perché l’amore spaventa, forse molto più del cancro, perché ci mette a nudo.

Non so quanti giri di giostra rimangono, ma quelli che restano desidero viverli con te, tutti, in un movimento lento in cui stupore, sensibilità, meraviglia e anche paura si fondono nel gesto più potente al mondo: prendersi per mano per non mollarsi più.

Quando ci innamoriamo vorremmo che tutto l’universo e le persone che incontriamo per strada si accorgessero di noi, che fossero tutti dalla nostra parte e che sperassero con noi.

Che tutto il pianeta, il cielo, gli astri, le galassie e anche i corpi celesti ancora sconosciuti dagli uomini siano dalla nostra parte!

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