Introduzione

Il corso di scrittura creativa organizzato dallo Iom di Ascoli Piceno e dall’associazione “Albero delle arti” mi ha aiutata a rievocare e scrivere ciò che avevo vissuto nella cura del tumore al seno, e anche i problemi del disturbo bipolare di cui soffro da vent’anni. È stata dura ascoltare le storie delle altre partecipanti, condividere la sofferenza, ma ci si fa coraggio, ci si aiuta, ci si sente simili nella malattia. Per questo, per loro, per il coraggio che hanno, ho rivelato la mia identità di scrittrice, da poco tempo, per poter pubblicare sul blog dello IOM, il romanzo, che ho iniziato durante il corso e che ho ripreso ultimamente, con il mio nome oltre che con lo pseudonimo (Lucilla Marini) che utilizzo per i miei libri.

Il romanzo è una storia di vita reale, gli altri libri, a parte il primo, raccontano di altri pianeti, luoghi immaginari e magia. (trovate informazioni e libri ebook gratis sul blog: https://lucillamarini.wixsite.com/lucillamarini)

Pubblicherò il romanzo “a puntate”, un capitolo alla volta con un post…sperando che l’ispirazione mi assista, ogni due o tre settimane.

Qui di seguito la bozza della copertina del romanzo, l’immagine è stata realizzata con un’applicazione di Intelligenza Artificiale per il telefonino che si chiama WOMBO – DREAM. (sito ufficiale, https://www.w.ai/).

Ringrazio con tutto il cuore lo IOM per avermi dato la possibilità di seguire il corso di scrittura creativa e sul blog, e di pubblicare qui il romanzo a puntate.

Ogni riferimento a persone esistenti o esistite e a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

Cristina Travaglini

 

Ecco il primo capitolo, buona lettura:

Davide

La sua amica Emma era seduta a uno dei tavolini del bar ad aspettarla e leggeva un libro, finalmente riuscivano a vedersi dopo mesi, era così felice di incontrarla.

“Ciao tesoro, come stai?”

“Io bene, tu che mi dici?”

“Ho appena ripreso i referti degli ultimi controlli, tutto ok.”

“Sono contenta, una bella notizia, e Davide?”

“Non gli ho più scritto.”

“Perché non lo chiami?”

“Non credo voglia sentirmi.”

“Come fai a saperlo?”

“Mi avrebbe chiamata lui se avesse voluto dirmi qualcosa.”

“Non vi siete capiti, ha vinto la paura, con il tuo comportamento lo hai allontanato e ti ha tenuta distante.”

“Paura di cosa?”

“Di innamorarvi.”

“La prima volta che l’ho visto ho scambiato con lui solo poche parole, l’ho guardato negli occhi e ho avuto la sensazione di essere un libro aperto, che vedesse la mia sofferenza e la mia forza nell’affrontarla, mi sono trovata di fronte a uno specchio.”

“Poi cosa è successo?”

“Non l’ho più incontrato fino a qualche mese fa… ero stanca dopo le cure, avevo dentro angoscia e paura, non sono riuscita neanche a salutarlo, non avevo le energie per intraprendere una conoscenza.”

“E perché gli hai scritto?”

“Non lo so, non stavo bene, una parte di me aveva bisogno di credere che ci fosse la possibilità che qualcuno mi comprendesse, mi sorreggesse, e gli ho raccontato tutto quello che avevo vissuto e stavo vivendo.”

“Anche lui stava affrontando un momento difficile?”

“Credo di sì, anche se non mi ha raccontato nulla.”

“Una storia spesso ha bisogno di tempo e delle giuste condizioni per nascere e crescere.”

“Non ero pronta, e credo neanche lui, ma so dai post sul suo profilo che segue il mio e sente preziosa la nostra connessione, anche se non ci siamo più scritti.”

“Lo sai che starti vicino non è facile… soprattutto per chi non conosce le tue fragilità. Può aver avuto paura di farti male anche lui.”

“È possibile. Poi ho il terrore dell’intimità per le cicatrici… Non posso avere figli, assumo farmaci teratogeni, non so se la malattia mi darà tregua, con me non potrebbe avere un rapporto normale.”

“Nessun rapporto è normale, e le persone si ammalano, prima o dopo… ma stanno insieme. Rifletti, cerca di sentire anche le sue difficoltà e non chiudere le porte… potresti pentirtene… se avrai l’occasione fagli capire che sei disposta a rischiare.”

Mentre guidava, Clara rifletteva sulle parole di Emma, nessun rapporto è normale e le persone si ammalano, prima o dopo…

Lei non aveva richiamato Davide anche per questo motivo: come poteva credere in un rapporto con lui dopo che non si era fatto più sentire, che non le aveva neanche proposto di uscire e parlare di persona? Probabilmente non voleva avere un legame con lei perché aveva troppi problemi.

Se lui non era in grado di starle vicino in un momento di difficoltà, sicuramente si sarebbe sentita abbandonata, prima o poi.

Davide forse soffriva di depressione, Clara lo aveva intuito dai suoi post, non aveva avuto la forza e il coraggio di aprirsi con lei neanche tramite messaggi. Come nel romanzo “La solitudine dei numeri primi” erano due mondi che non potevano convivere, avrebbero rischiato di farsi solo del male.

Si era illusa che l’avrebbe compresa, da ciò che pubblicava su Facebook traspariva infatti una forte sensibilità, si era sentita simile a lui.

Aveva provato a capire le motivazioni del suo comportamento ma non ci era riuscita, non voleva essere ossessiva e insistere, aveva sempre creduto che ognuno deve essere lasciato libero di scegliere, e Davide non aveva scelto lei.

Clara non lo avrebbe chiamato.

 

 

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