Il primo incontro
Nei giorni successivi, Davide le mandava un messaggio ogni tanto, le chiedeva cosa facesse e se stava bene. Lei rispondeva e si informava sui suoi stati d’animo.
Clara non gli aveva detto che anche lei aveva dei problemi, le avevano diagnosticato il disturbo bipolare, per questo riusciva a capire cosa significasse avere periodi di depressione.
Non voleva preoccuparlo e aveva paura che Davide si allontanasse di nuovo da lei.
Ripensava al loro primo incontro, non voleva andarci al gruppo di lettura, ma una sua amica aveva insistito molto.
Si era seduta lei insieme all’amica un paio di file dietro, Davide era entrato nella stanza e i loro sguardi si erano incrociati, il tempo si era fermato, aveva avuto la sensazione di conoscerlo da mille vite e in quell’istante le aveva viste scorrere nei suoi occhi, un misto di paura e attrazione, la consapevolezza che era un incontro predestinato, un incontro per non morire, per riaprire il cuore e poter amare veramente.
“Posso sedermi vicino a te?” le chiese Davide.
“Certo, mi chiamo Clara e questa è la mia amica Alessandra.”
“Piacere, Davide.”
Nei successivi incontri, si erano seduti sempre vicini, avvertiva una forza incredibile tra di loro, faceva fatica a sostenerla e a evitare di baciarlo, si erano scambiati qualche parola, l’ultima volta anche i numeri di telefono e il contatto su Facebook.
Un paio di settimane dopo Clara era andata al controllo che faceva ogni anno, a livello emotivo era sempre pesante affrontare ogni visita per lei che aveva dei problemi.
Quando la dottoressa le disse che c’era qualcosa che non andava le era crollato il mondo addosso.
Con Davide si erano sentiti spesso via messaggio su WhatsApp e lo seguiva sul social, non sapeva come fargli capire che qualcosa non andava, aveva pubblicato un post in cui esprimeva la sua sofferenza del momento senza specificare cosa stesse accadendo, Davide le mandò subito un messaggio.
Clara non voleva dirglielo, forse il suo sesto senso la voleva fermare, sentiva che in qualche modo non avrebbe retto, anche se non sapeva praticamente nulla di lui.
Si era fatta coraggio e gli aveva scritto che doveva operarsi.
A casa sua Davide le aveva confessato che per lui era stato come ricevere una pugnalata in pieno petto, erano giorni che si sentiva di nuovo depresso, non sapeva come comportarsi, aveva cercato di farle forza attraverso i messaggi, ma non si sentiva in grado di starle vicino, e con un ultimo messaggio le aveva detto che per lei sarebbe stato un peso, non un aiuto, in quel periodo.
Clara si era sentita abbandonata, ma quello che avrebbe vissuto nei mesi successivi l’aveva anche distratta dal pensiero di quell’incontro senza futuro. Doveva lottare per la vita.