Al cinema con Beatrice

Erano mesi che Clara non andava al cinema con la nipote, quel giorno la bambina l’aveva chiamata e le aveva chiesto di andare insieme a vedere un cartone animato. Si sentiva bene dopo tanto tempo e fu felice di accontentarla.

Si preparò, scese a prendere la macchina in garage e in pochi minuti raggiunse la casa della sorella, fece uno squillo al telefono a Beatrice, la vide arrivare radiosa e aprire lo sportello.

“Ciao zia, sono tanto felice di andare al cinema con te!”

La bambina l’abbracciò fortissimo e le diede un bacio sulla guancia.

“Anch’io sono contenta di passare un po’ di tempo con te.”

“Come ti senti oggi?”

“Meglio del solito.”

“Sei una roccia zia, non dimenticarlo, sei forte e ti voglio un mondo di bene.”

“Anch’io, andiamo.”

Clara adorava la nipote, sin da quando era nata avevano avuto un rapporto speciale.

Arrivarono al cinema in poco tempo, non c’era traffico quel venerdì pomeriggio, parcheggiarono, comprarono pop corn e liquirizie e due bottigliette d’acqua e i biglietti.

Si sedettero nelle file più dietro e attesero lo scorrere dei trailer e della pubblicità, la bambina disse alla zia quale altro film voleva vedere con lei guardando le anticipazioni sullo schermo.

Il cartone animato piacque molto a Beatrice e decisero di farsi un giro in centro prima di cena.

La bambina le chiese: “Zia, ce l’hai il fidanzato ora?”

“No.”

“Lo hai avuto?”

“Sì. Ti ricordi? Una volta quando eri più piccola te l’ho fatto conoscere, l’ho portato a cena da voi.”

“Forse mi ricordo. E vi siete lasciati?”

“Sì, non andavamo d’accordo.”

“È un peccato, è bello essere innamorati.”

“E tu ce l’hai il fidanzatino?”

“C’è un bambino che mi fa sempre i dispetti che mi piace ma non ho avuto il coraggio di dirglielo, ho paura che per lui sia solo un’amica. E a te piace qualcuno?”

Clara non sapeva cosa rispondere mentre passeggiavano in piazza e alla fine le disse: “Sì, c’è un ragazzo che mi piace ma anche noi siamo solo amici.”

“Stai messa come me, sa che a te piace?”

“Non lo so, forse lo immagina, anche lui ha affrontato un momento difficile e non so cosa succederà tra noi.”

“Come si chiama?”

“Davide.”

“Forse per queste cose ci vuole tempo, zia, non sempre sono istantanee, bisogna conoscersi.”

“Hai ragione, sei una bambina molto saggia Beatrice.”

“Grazie zia.”

“Vuoi che telefono a tua madre e le dico che restiamo a cena in centro?”

“Sì” le disse Beatrice saltellando.

“Ok, ti riporto dopo cena. Pizza?”

“Lo sai che adoro la pizza, pizza e patatine, e possiamo fare tardi che domani non c’è scuola.”

Trascorsero la cena parlando e ridendo insieme, il rapporto con quella bambina riflessiva e con un carattere solare era stato per lei importante in tutti quei mesi difficili, l’aveva tenuta ancorata alla vita e l’affetto reciproco era stato per lei una cura, le aveva donato coraggio per affrontare i brutti momenti, mollare significava lasciarla, e lei non voleva, per Beatrice era un punto fermo, erano simili e si comprendevano anche senza parlare e trovava in lei rifugio quando le cose non andavano con i suoi genitori che avevano un carattere diverso dal suo, avrebbe lottato per restarle vicino finché le fosse stato possibile.

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