Roberta

La gravidanza di Roberta sembrava procedere tranquillamente ma una mattina, mentre Clara era al lavoro, la madre la chiamò dicendole che la sorella era in ospedale.

Preoccupata, Clara prese un permesso e fece tutto il tragitto fino all’ospedale con l’agitazione addosso.

Nella stanza c’erano già i genitori intorno al letto a parlare con Roberta.

“Ciao Clara, non c’era bisogno che venissi stamattina, potevi aspettare il pomeriggio, Mattia vuole nascere prima del tempo, ma cinque mesi sono pochi, hanno detto i medici.”

“Cosa ti hanno consigliato?”

“Di trascorrere l’ultima parte della gravidanza a letto per allungare il più possibile il periodo di gestazione, mi tengono in osservazione qualche giorno poi mi dimettono.”

“I parametri vitali del bambino sono nella norma?”

“Sì, è tutto ok.”

“E tu, tutto bene?”

“Solo un po’ di pressione bassa, ma per il resto non ho problemi.”

“Sarà un po’ complicato, dovrai restare a letto almeno un paio di mesi.”

“Lo so, ma non c’è altra soluzione.”

“Per qualsiasi cosa io ci sono, posso darti una mano, se devo fare spesa o occuparmi di Beatrice.”

“Grazie Clara.”

Le squillò il telefono, era Davide: la mattina le aveva mandato un messaggio a cui lei non aveva ancora risposto ed era preoccupato. Clara lo rassicurò e gli raccontò cosa era successo.

Clara restò un po’ di tempo con la sorella e i genitori, poi tornò a casa, era stanca. Davide l’avrebbe riaccompagnata in ospedale nel pomeriggio.

Dopo qualche giorno Roberta uscì e Clara si organizzò insieme alla madre e a Luca per aiutarla nella gestione della casa e della famiglia e per farla stare il più tranquilla possibile.

Un pomeriggio, mentre preparava la merenda a Beatrice, la bambina le chiese: “Zia, mamma sta bene? Il fatto che Mattia rischia di nascere prima può darle problemi?”

“Non ti preoccupare, lei sta bene, è che il bambino per crescere ed essere in forze per nascere e respirare deve restare il più possibile nella pancia, per questo resta a letto.”

“Grazie zia, non sono informata su queste cose, ho cercato qualcosa su internet e le notizie che ho trovato mi hanno agitato.”

“Non leggere su internet, ogni caso è a sé, chiedi a me, sarò onesta con te non ti nasconderò nulla. Beatrice, sei già abbastanza grande per renderti conto di tante cose, quindi qualsiasi domanda vorrai farmi, io ci sono.”

Beatrice poggiò la testa sul petto di Clara e lei l’abbracciò.

“Vieni, andiamo a fare spesa, così ci facciamo un giro al centro commerciale, avviso tua madre e le chiedo la lista delle cose da comprare.”

Andarono nella camera da letto e Roberta ringraziò la sorella di essere passata da loro e di far uscire Beatrice.

“Per me è un piacere, lo sai, tu rilassati, leggi un libro, se vuoi te ne compro uno che ti piace.”

“Sì, è uscito l’ultimo del mio autore preferito, ti mando un messaggio con il titolo.”

“Ok, noi andiamo.”

Clara trascorse il resto del pomeriggio con Beatrice, poi prima di cena tornò a casa, la madre aveva portato qualcosa da mangiare per la sorella, così Luca non doveva preoccuparsi di cucinare.

Nei giorni successivi Clara trascorse molto tempo dalla sorella, voleva vederla tutti i giorni per assicurarsi che andasse tutto bene. Regolarmente andava in ospedale per il monitoraggio.

Davide cercava di essere presente e di aiutarla, ma la vedeva molto agitata e accelerata.

Non aveva voluto dormire da lui ultimamente, preferiva rientrare a casa sua e gestire le sue cose e organizzarsi per stare vicina a Roberta.

Davide non era tranquillo, Clara era reduce da un periodo troppo stressante e non si era fermata un momento, si era occupata anche di lui. Decise di andare dalla sua psicologa perché lo informasse sui segni premonitori delle crisi di Clara e come agire.

La donna minimizzava e diceva che non doveva preoccuparsi, che stava bene, che occuparsi della sorella la faceva sentire utile.

Anche la madre Elsa aveva chiamato Davide dicendogli di stare vicino a Clara.

Una sera Davide la invitò a cena da lui. Mentre cucinava le disse: “Devi dirmi tutto quello che ti passa per la testa, pensieri belli e pensieri negativi, anche se fai voli pindarici, se ti senti depressa o felice.”

“Va bene, ma sto bene.”

“Resta qui stanotte.”

“Devo andare a lavorare domani, e da casa mia faccio prima ad andare al lavoro.”

“Ti porto io in ufficio e ti vengo a prendere.”

“Devo essere autonoma, non posso dipendere da te.”

“Non è così Clara, ti do solo una mano in questo periodo difficile.”

“Quando sarò stanca ti prometto che te lo dirò e potrai aiutarmi.”

“Va bene.”

Davide abbracciò Clara e le diede un bacio.

“Sei una donna forte, ma anche le donne forti possono essere fragili e avere bisogno di qualcuno che le sostenga.”

“Hai ragione, grazie.”

Appena dopo mangiato Clara tornò a casa, aveva bisogno di dormire.

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