Il matrimonio

Nei mesi successivi Clara e Davide organizzarono la cerimonia in Comune, pochi amici e parenti.

La donna aveva anche tutti i controlli oncologici da fare e questa volta Davide la accompagnò alle visite, cercando ogni volta di rassicurarla perché l’agitazione poteva innescare una nuova crisi.

Per fortuna gli accertamenti andarono bene, Clara ebbe bisogno poi di qualche giorno di tranquillità e Davide cercava di farla dormire il più possibile anche il pomeriggio e occuparsi della casa.

La psicologa si era raccomandata che l’organizzazione del matrimonio fosse diluita in più mesi senza creare stress, anche un avvenimento gioioso poteva destabilizzare Clara.

Scelsero una cerimonia semplice, senza bomboniere, solo sacchetti con confetti assortiti, fecero un’offerta a un’associazione che si occupava degli ospedali nei territori di guerra.

Luca avrebbe celebrato il matrimonio con delega del sindaco.

La sala del comune era in pietra in uno dei palazzi storici della città, con pochi posti a sedere.

Decisero di chiamare qualcuno per suonare durante la cerimonia e prepararono ognuno una promessa scritta da recitare.

Fissarono la data i primi di giugno, un sabato mattina, quando ancora le giornate non erano molto calde; il pranzo, nel loro ristorante preferito del primo appuntamento.

I genitori di Clara erano felici e anche Roberta, Luca e Beatrice, e li aiutarono a organizzare tutto e si offrirono di comprare le fedi che gli sposi scelsero in oro rosa.

Per il viaggio di nozze sarebbero andati qualche giorno a Roma e a Firenze. Davide amava guidare e scoprire posti, monumenti particolari e interessanti da vedere anche nelle città famose, dopo aver cercato informazioni su internet o presso le agenzie di viaggio o su guide turistiche.

Il tempo volò e il giorno del matrimonio arrivò con la gioia di tutti. La notte prima Clara aveva dormito dai suoi genitori, secondo la tradizione.

Quando Davide vide arrivare Clara a braccetto del padre, vestita di bianco con un abito semplice stile impero, si commosse.

Sembravano due bambini che aprivano felici i regali il giorno di Natale, negli occhi amore e gioia.

Beatrice, vestita da damigella, portò le fedi agli sposi, che infilarono agli anulari gli anelli, con un applauso dei partecipanti e la musica in sottofondo.

 

E Clara recitò una sua poesia:

 

Ti dico di sì

 

E allora ti dico di sì

Ora che non te lo aspetti

Ora che non mi chiedi

di viverti

Ora che il mio cuore

è in pace

e non ho paura

del futuro

la vita non si può rimandare

Non ha senso rinunciare

all’amore

farlo significherebbe

morire dentro

 

“Questa è la vita” disse Clara a Davide, di fronte a tutti, “luce e ombra. In pochi mesi ho vissuto l’inferno e ho incontrato il mio amore. Ti prometto di reggere, di non mollare, e insieme affronteremo ciò che il futuro ci riserverà.”

Davide l’abbracciò forte e la baciò e la tenne stretta a sé per un po’ mentre familiari e amici facevano loro gli auguri.

Era solo l’inizio di una vita insieme.

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