Tumore al seno.
Una questione di salute, sociale e umana.
Il tumore del seno colpisce una donna su otto. In molti casi, però, si può prevenire o comunque diagnosticare in fasi molto precoci.
Lo IOM Ascoli Piceno OdV si fa promotore di un appello al fine di sollecitare un tempestivo e risolutivo intervento affinché lo screening mammografico diventi un diritto di tutte le donne e una sicurezza per la propria salute oltre un consistente risparmio della spesa sanitaria.
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 55.500 nuovi casi di tumore del seno, la neoplasia più frequente nel genere femminile in tutte le fasce di età.
Grazie ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, di tumore del seno oggi si muore meno che in passato: 9 donne su 10 sono vive dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore mammario e 8 su 10 lo sono a 10 anni dalla diagnosi.
La battuta d’arresto subita dall’emergenza Covid-19 ha creato danni incalcolabili, ed oggi, che si potrebbe tornare alla normalità, lo screening non ha ancora ripreso a pieno ritmo.
Oltre alla mancanza di personale dedicato (tecnici radiologi e medici radiologi), un’ulteriore problematica è rappresentata dagli apparecchi; ben 2 su 10 sono da rottamare.
Diventa quindi necessario monitorare la validità delle attrezzatture e assicurare un rinnovo costante delle stesse (vedi mammografo in 3D in grado di individuare meglio della mammografia digitale le lesioni più piccole) per garantire l’efficacia dell’esame, che ad oggi risulta essere l’arma migliore per sconfiggere il tumore alla mammella. Troviamo sconcertante che non si investa su un percorso che è assodato, può salvare la vita.
Lo screening si deve aggiornare e modificare contestualmente al cambiamento della malattia e delle cure e renderlo personalizzato a seconda della storia medica e familiare della paziente.
Bisogna anche lavorare sulla medicina di prossimità, attraverso unità mobili dotate di mammografo, per raggiungere i piccoli centri e andare incontro alle diverse esigenze delle donne.
Anche grazie all’esperienza dell’ambulatorio senologico, ci siamo resi conto che sono numerosissime le diagnosi tardive; l’età media delle donne che accedono all’ambulatorio con diagnosi di carcinoma mammario è di 73 anni. È auspicabile che il servizio sanitario regionale predisponga l’estensione dello screening mammografico fino ai 75 anni d’età e lo anticipi ai 45 anni.